top of page

I social e l'immagine corporea d’estate: la trappola dell’immagine perfetta online

  • Immagine del redattore: Carlo Trionfi
    Carlo Trionfi
  • 1 giorno fa
  • Tempo di lettura: 3 min

L’evoluzione delle tecnologie digitali e la diffusione capillare dei social media hanno modificato in modo profondo le dinamiche attraverso cui gli individui costruiscono e mantengono l’immagine di sé. In questo contesto, l’immagine corporea, ovvero la rappresentazione mentale che ciascuno ha del proprio corpo, risulta particolarmente influenzata dai contenuti condivisi e fruiti online. Durante il periodo estivo, in cui si assiste a una maggiore esposizione del corpo, tali dinamiche si accentuano e possono avere conseguenze significative sul benessere psicologico degli individui.

 

L’influenza dei social sugli standard estetici

Le piattaforme social come Instagram, TikTok e Facebook tendono a veicolare, in particolare nei mesi estivi, un immaginario visivo dominato da standard estetici irrealistici: corpi snelli, tonici, muscolosi, esenti da imperfezioni visibili e sempre inseriti in contesti “perfetti”. I contenuti visivi estivi trasmettono messaggi molto chiari su cosa è considerato bello o desiderabile, suggerendo in modo implicito cosa andrebbe cambiato o nascosto del proprio corpo. Questo porta a un ideale fisico standardizzato, che molte persone sentono di dover raggiungere per essere accettate socialmente.

 

Il confronto sociale e l’auto-oggettivazione

In psicologia, questo fenomeno è riconducibile al concetto di confronto sociale, ovvero la tendenza umana a valutare se stessi attraverso il paragone con gli altri. Quando tale confronto assume una direzione ascendente, confrontandosi cioè con persone percepite come “superiori” in termini estetici, si rischia di innescare sentimenti di inadeguatezza, vergogna corporea (body shame) e frustrazione. In particolare, il meccanismo della discrepanza tra sé reale e sé ideale, quando cioè l’immagine di sé percepita si discosta notevolmente da quella desiderata, può portare a una diminuzione dell’autostima e, in casi estremi, all’insorgenza di disturbi psicologici come ansia sociale, depressione e disturbi del comportamento alimentare.

 

Va inoltre sottolineato il ruolo dell’auto-oggettivazione, un concetto sviluppato dalla psicologia femminista, secondo cui l’individuo interiorizza lo sguardo altrui fino a trasformarsi in oggetto del proprio giudizio. Nei social media, ciò si manifesta nella costante preoccupazione per il proprio aspetto fisico, nella selezione ossessiva delle immagini da pubblicare e nell’uso frequente di filtri e app di fotoritocco. L’effetto cumulativo di queste pratiche porta alla costruzione di un’identità “curata”, ma fortemente alienata dall’esperienza corporea autentica.


La popolazione giovanile risulta particolarmente esposta a queste dinamiche: gli adolescenti e i giovani adulti, impegnati nella costruzione della propria identità personale e sociale, sono maggiormente influenzabili dai messaggi normativi trasmessi dai media. Le ricerche mostrano come un uso intensivo dei social sia associato a un peggioramento dell’immagine corporea, in particolare tra le giovani donne, ma anche tra i ragazzi, sempre più soggetti alla pressione di dover mostrare un corpo muscoloso e atletico.


Il ruolo della psicologia e dei media nella soluzione

L’intervento psicologico in questo ambito deve muoversi su più livelli. A livello preventivo, è essenziale promuovere programmi di media literacy, ovvero di alfabetizzazione ai media digitali, che aiutino a sviluppare un atteggiamento critico nei confronti dei contenuti fruiti. È importante educare i più giovani a distinguere tra immagine costruita e realtà, tra performance estetica e autenticità. A livello terapeutico, è possibile lavorare sull’autostima corporea, favorendo l’accettazione del corpo reale e la riduzione dei comportamenti disfunzionali legati alla ricerca della perfezione estetica.


Anche il ruolo degli influencer e dei content creator può diventare parte della soluzione: quando usati consapevolmente, i social media possono rappresentare uno strumento di sensibilizzazione e cambiamento culturale. La condivisione di immagini realistiche, l’inclusione della diversità corporea, il racconto autentico delle proprie fragilità contribuiscono a creare un ambiente comunicativo più sano, in cui l’identità non venga misurata solo attraverso l’aspetto fisico.


Conclusioni

In conclusione, la “trappola dell’immagine perfetta” non è un fenomeno banale o passeggero, ma una dinamica complessa con profonde implicazioni psicologiche, culturali e sociali. L’estate, con la sua maggiore esposizione e visibilità corporea, amplifica tali meccanismi, rendendo urgente un approccio critico all’utilizzo dei social media. Promuovere un’immagine del corpo che sia realistica e rispettosa, non è soltanto un obiettivo terapeutico, ma un passo necessario verso una società più inclusiva e mentalmente sana.


social e immagine corporea

Comments


bottom of page