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Figli a casa da scuola: la gestione psicologica del tempo e del carico genitoriale in estate

  • Immagine del redattore: Carlo Trionfi
    Carlo Trionfi
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

L’estate, per molte famiglie, è sinonimo di vacanza, libertà e leggerezza. Ma per molti genitori, soprattutto quelli con figli in età scolare, la chiusura delle scuole rappresenta anche un periodo di forte stress organizzativo, emotivo e relazionale. Il tempo si dilata, le routine si spezzano, e il carico gestionale – spesso invisibile – aumenta sensibilmente. Questo cambiamento ha implicazioni importanti sia per i bambini che per gli adulti di riferimento.


L’illusione del “tempo libero”

Con la fine dell’anno scolastico, il tempo dei bambini non è più scandito da orari rigidi, attività strutturate e compiti quotidiani. Per molti genitori, però, quel “tempo libero” dei figli si trasforma in un tempo da riempire, da organizzare, da sorvegliare. Il lavoro mentale ed emotivo richiesto agli adulti cresce: non si tratta solo di trovare attività, ma anche di contenere l’energia, le emozioni, la noia e talvolta la frustrazione dei figli.


Il carico invisibile dell’estate

Diversi studi sul carico mentale evidenziano come la gestione della quotidianità familiare sia fatta di una somma di piccoli compiti mentali: pensare ai pasti, pianificare le attività, trovare soluzioni ai conflitti tra fratelli, gestire il sonno, regolare l’uso degli schermi.

Nel periodo estivo, questi aspetti si intensificano:

  • Le giornate si allungano, ma l’energia dei genitori può calare.

  • La mancanza di una routine strutturata può aumentare l’irritabilità nei bambini e la fatica negli adulti.

  • Il confronto, spesso implicito, con “modelli ideali” di vacanza o di genitorialità perfetta – complici i social – può aumentare sensi di inadeguatezza.


Come affrontare l’estate con i figli a casa: 5 spunti utili per i genitori

L’estate può essere un periodo faticoso per chi ha figli a casa, ma ci sono alcune strategie semplici per viverla in modo più sereno:

  1. Riconoscere la fatica: Sentirsi stanchi o sopraffatti non significa essere cattivi genitori: è una reazione normale a un periodo impegnativo. Accettarlo aiuta a trovare soluzioni più efficaci.

  2. Abbassare le aspettative: Non serve rendere ogni giornata “speciale” o piena di attività. Anche i momenti semplici e tranquilli hanno valore. Meglio puntare sulla qualità della relazione che sulla quantità di cose fatte.

  3. Ascoltare anche i propri bisogni: I genitori spesso si occupano delle emozioni dei figli, ma è importante anche prendersi cura di sé, chiedere aiuto quando serve (al partner, ai nonni, agli amici) e trovare piccoli spazi di respiro.

  4. Creare una routine flessibile: Anche d’estate, avere una giornata più o meno organizzata aiuta grandi e piccoli a sentirsi più tranquilli. Basta anche solo una traccia generale da seguire, senza rigidità.

  5. Lasciare spazio alla noia: La noia non è un nemico! È un’occasione per i bambini di inventare, esplorare e diventare più autonomi. Non serve intrattenerli sempre: anche non fare nulla può essere prezioso.


Conclusioni

La gestione estiva dei figli è una sfida concreta, ma anche un’opportunità per rivedere il proprio modo di stare in relazione, di organizzare il tempo e di prendersi cura. Il nostro compito, come psicologi, non è fornire soluzioni preconfezionate, ma sostenere riflessioni che rendano visibili le risorse, accettabili i limiti, e sostenibile il quotidiano.


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