La violenza domestica agita dagli adolescenti nei confronti dei genitori è ad oggi un problema sociale sempre più diffuso e complesso. Nonostante non ci siano molti dati a riguardo, essendo tutt’oggi un tabù, sappiamo che a Milano, ad esempio, i casi di maltrattamenti domestici commessi da adolescenti sono passati da 6 all'anno nel 2012 a un picco di 94 nel 2019, un aumento allarmante che non sembra arrestarsi. Come ho già riportato in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, spesso i genitori vittime di violenza filio-parentale si trovano a vivere un dilemma straziante: denunciare e rischiare di distruggere definitivamente il rapporto già precario con il figlio, oppure tacere per proteggerlo, anche a costo di subire ulteriori soprusi.
Ma quali sono le cause profonde di questo comportamento? E quali sono le possibili strategie per prevenirlo e affrontarlo?
Le Radici di un Problema Complesso
Le motivazioni che spingono un giovane a diventare violento nei confronti dei propri familiari sono molteplici e spesso interconnesse. Tra le cause più comuni troviamo:
Modelli familiari: Bambini che crescono in contesti familiari caratterizzati da violenza, assistendo o subendo maltrattamenti, possono interiorizzare questi comportamenti come normali e riprodurli nelle loro relazioni.
Cultura dell’onnipotenza: Nella società odierna i genitori faticano molto a porre limiti educativi ai propri figli, impedendo così la costruzione di un autentico sentimento normativo.
Problemi emotivi: Difficoltà nel gestire le emozioni, come rabbia, frustrazione e impulsività, possono sfociare in comportamenti aggressivi.
Disturbi di personalità: Alcuni giovani violenti possono presentare disturbi di personalità, come il disturbo antisociale di personalità, che li rendono più inclini a comportamenti antisociali e aggressivi.
Influenze sociali: L'ambiente in cui si vive, i gruppi di pari, i mass media e i videogiochi violenti, ai quali hanno accesso in modo indiscriminato, possono influenzare negativamente lo sviluppo di un giovane e favorire l'emergere di comportamenti aggressivi.
Uso di sostanze: Il consumo di alcol e droghe può amplificare l'aggressività e ridurre le inibizioni, aumentando il rischio di comportamenti violenti.
Inoltre, dalla mia esperienza clinica, posso affermare che spesso il problema è legato a una sempre più crescente organizzazione di stampo narcisista negli adolescenti di oggi. La fragilità narcisistica dei nostri ragazzi è spesso causata da modelli educativi e socioculturali molto centrati sulla dimensione del successo. Le dinamiche familiari odierne tendono a fondarsi su un continuum che passa dalla gratificazione del Sé alla frustrazione del Sé; quindi, o sei un grande ed avrai successo oppure non vali niente e non avrai successo.
In passato invece, la relazione familiare, era basata sul rispetto della regola. Un tempo quindi, la violenza si caratterizzava dal mancato rispetto della regola: l’adolescente era un adolescente trasgressivo. Oggi invece l’adolescente diventa violento in quanto narcisisticamente fragile, rabbioso, ansioso e incapace di gestire la frustrazione legata al proprio stesso fallimento. L’adolescente di oggi è abituato a ricevere continue gratificazioni e a non affrontare le difficoltà, sviluppando una fragilità emotiva che lo rende incapace di tollerare la frustrazione. Quando si trova di fronte a ostacoli o fallimenti, la sua reazione è spesso impulsiva e violenta, poiché non dispone degli strumenti emotivi e relazionali necessari per gestire le proprie emozioni. Quindi, non è la regola imposta dal padre a fare arrabbiare i nostri figli, più spesso è lo sguardo deluso del genitore che provoca rabbia e aggressione.
Le Conseguenze della Violenza Giovanile
La mia tesi è che, quando c’è perdita di controllo, l’adolescente si sente ancora più frustrato e ancora meno in grado di gestire i propri comportamenti e le proprie ansie. Tutto questo fa sì che l’adolescente continui a sperimentare una sempre crescente frustrazione che diventa terreno fertile per un ciclo della violenza stessa.
La violenza in famiglia ha conseguenze devastanti su tutte le persone coinvolte che possono sviluppare problemi legati alla salute mentale come disturbi dell’umore, ansia, disturbo da stress post- traumatico (PTSD).
Nello specifico i giovani che commettono atti di violenza possono sperimentare problemi relazionali che si esplicitano in difficoltà a instaurare e mantenere relazioni sane con i pari e con gli adulti. In secondo luogo, questi giovani possono riportare un basso rendimento scolastico, assenteismo e comportamenti problematici a scuola.
Ultimi ma non meno importanti sono i problemi legati alla sfera legale, come arresti, detenzione e coinvolgimento con la giustizia minorile.
Prevenzione e Intervento
Per contrastare efficacemente la violenza giovanile in famiglia è necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga:
Interventi precoci: Identificare i fattori di rischio fin dalla prima infanzia e intervenire tempestivamente con programmi di prevenzione. Sul piano preventivo quindi è importante che l’adolescente possa sperimentare i propri limiti già in tenera età, in modo da poter strutturare un’identità del Sé che corrisponde alla realtà. In quest’ottica i genitori non si pongono in una dimensione iperprotettiva: un contesto troppo tutelante infatti fa spesso crescere un adolescente poco consapevole e incapace di gestire la frustrazione.
Supporto alle famiglie: Offrire alle famiglie sostegno psicologico e educativo per migliorare le loro capacità di comunicazione e di gestione dei conflitti.
Interventi scolastici: Promuovere programmi di educazione alla non violenza nelle scuole, favorendo lo sviluppo di competenze sociali ed emotive nei giovani.
Terapia individuale e di gruppo: Offrire ai giovani violenti percorsi terapeutici individuali e di gruppo per aiutarli a gestire la rabbia, a sviluppare empatia e a modificare i loro comportamenti. Sul piano terapeutico per spezzare la ciclicità si deve avere la possibilità di parlare fuori dalla famiglia del problema. Lo psicologo in quest’ottica assume il ruolo di terzo che comprende e valuta la situazione dall’esterno. Tutta la famiglia deve essere accompagnata in un processo che permetta il superamento della vergogna.
Ricorrere alle istituzioni giuridiche: In situazioni estreme si può ricorrere con una segnalazione alle istituzioni giuridiche preposte, questo può favorire una ripresa evolutiva dell’adolescente e un superamento della crisi in quanto si pone come istituzione terza quindi non coinvolta direttamente nella dinamica familiare, assumendo un ruolo normativo e meno giudicante nei confronti dell’identità del Sé del ragazzo.
Collaborazione tra istituzioni: Favorire la collaborazione tra servizi sociali, scuole, forze dell'ordine e sistema sanitario per garantire una presa in carico completa e coordinata dei casi di violenza giovanile.
È urgente sviluppare in Italia un sistema di supporto più efficiente per le famiglie vittime di violenza filio-parentale, attualmente caratterizzato da una carente offerta di servizi specializzati e da una mancanza di procedure standardizzate. Il nostro Centro Studi Famiglia si distingue per l'adozione di metodologie specialistiche e un approccio multisistemico, elementi essenziali per affrontare la complessità delle situazioni di violenza intrafamiliare. È possibile mitigare il problema intervenendo su tutto il sistema familiare, attraverso un'analisi approfondita delle dinamiche relazionali e fornendo strumenti specifici all'adolescente e ai genitori per gestire i conflitti in modo costruttivo.
Conclusioni
La violenza giovanile in famiglia è un problema complesso e in continua evoluzione che richiede un intervento tempestivo e un impegno costante e coordinato da parte di tutta la società. Attraverso la prevenzione, l'intervento precoce e il supporto alle famiglie, è possibile ridurre significativamente il rischio di episodi di violenza e promuovere un clima di maggiore sicurezza e benessere all'interno delle famiglie.

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