Cos’è lo stalking e che cosa lo caratterizza
Vediamo di dare una definizione chiara e semplice del fenomeno dello stalking: si definisce stalking l’insieme di atteggiamenti e comportamenti persecutori tenuti da un individuo nei confronti di qualcun altro, nel quale si generano stati di ansia e paura che possono aggravarsi fino a impedire un normale svolgimento della vita quotidiana. Si tratta quindi di una forma di aggressione fisica o psicologica messa in atto volontariamente e ripetuta nel tempo.
Lo stalking è caratterizzato da tre aspetti fondamentali:
la presenza di un persecutore o molestatore;
una vittima;
una relazione asimmetrica caratterizzata dal controllo che lo stalker tiene e che determina uno stato di ansia e paura nella vittima.
Ma di quali tipi di comportamento stiamo parlando?
Lasciare messaggi indesiderati e invadere in tutti gli ambiti della vita dell’individuo (social, lavoro, casa);
pedinare la vittima;
ottenere informazioni sugli spostamenti della vittima e su come trascorre la sua giornata;
diffamare, oltraggiare la vittima o danneggiarne le proprietà;
compiere aggressioni fisiche o sessuali nei confronti della vittima;
minacciare direttamente la vittima e le persone ad essa vicine.
Tutti questi comportamenti provocano emozioni negative nella vittima che le impediscono di trovare il coraggio di denunciare il reato per paura delle ripercussioni, in quanto sente che lo stalker abbia il pieno controllo sulla loro vita. Lo stalker Chi mette in atto questo tipo di comportamento in genere manifesta problemi evidenti nella sfera affettivo-emotiva, relazionale e comunicativa ma che non corrispondono necessariamente ad un quadro psicopatologico. In base allo stile di attaccamento nei confronti delle vittime vengono riconosciuti due tipi di stalker:
attaccamento affettivo-amoroso;
attaccamento persecutorio-irato.
In alternativa, i tipi di stalker possono essere suddivisi anche in base al loro sistema di scopi, ovvero dei bisogni e dei desideri che proiettano sulla vittima:
il rifiutato: caratterizzato da una disperata ricerca di contatto con la vittima e in genere è il più aggressivo;
il risentito: di solito un ex-partner che desidera vendicarsi per la rottura della relazione e che crede di aver subito un danno, di conseguenza agisce ledendo direttamente la persona, la sua immagine o le sue proprietà;
il bisognoso d’affetto: lo stalker è in cerca di una relazione affettiva con la vittima e interpreta ogni segnale di vicinanza come una chiara espressione del desiderio di contatto emotivo della vittima;
l’inadeguato: in questo caso l’individuo non è in grado di approcciarsi in maniera adeguata alla vittima, provocando in essa sentimenti di oppressione, invasione e aggressione;
il predatore: in questo caso ciò che muove l’aggressore è un desiderio di contatto di tipo sessuale con la vittima, che è direttamente proporzionale alle reazioni di paura che incute in essa.
La classificazione più importante, tuttavia, si basa su un approccio multi-assiale (Mullen e Purcell, 2000) in cui vengono presi in considerazione le motivazioni e il contesto in cui agisce lo stalker, il rapporto preesistente con le vittime e l’eventuale diagnosi psichiatrica. Tramite l’analisi dell’interazione di questi fattori è possibile tentare di prevedere la durata, la natura dei comportamenti di stalking, il rischio di minacce e violenze e la strategia di gestione che è possibile mettere in atto. La vittima Come è stato citato precedentemente, la vittima perseguitata esperisce sensazioni negative ed intense che inizialmente si manifestano come uno stato di allarme per poi intensificarsi e sfociare in stress psicologico e vissuti di preoccupazione e paura per la propria vita oltre che rabbia e disprezzo per il molestatore. Il vissuto di invasione della propria vita privata fa emergere nella vittima sensazioni di colpa e vergogna con conseguente chiusura e isolamento, riducendo la possibilità di cercare aiuto. Inoltre, sono significativi i vissuti di impotenza sperimentati, per cui la vittima si sente privata del controllo sulla propria vita e vive nella paura e nel terrore nei confronti del suo invasore. Questo stato di chiusura accompagnato ai vissuti emotivi provati dalla vittima portano ripercussioni gravi a livello psicologico, lavorativo e relazionale. Molte vittime, infatti, mettono in atto variazioni nella propria vita per via del persecutore: cambiano lavoro, diminuiscono le attività. Spesso si presentano disturbi cronici del sonno, pensieri ricorrenti inerenti l’evento traumatico. È poi possibile che insorgano disturbi alimentari e in alcuni casi poi possono emergere dipendenze e pensieri suicidari. Infine, è documentata l’insorgenza nelle vittime di sintomi psicologici clinicamente rilevanti quali numerosi casi di disturbo post traumatico da stress. Cosa si può fare? In casi del genere la cosa migliore è cercare aiuto presso familiari, amici, comunicare la propria situazione e rivolgersi alle autorità in modo da segnalare da subito una situazione potenzialmente pericolosa. Bisogna mantenere il più possibile le distanze, non rispondere a eventuali telefonate e non accettare incontri chiarificatori in quanto non solo può essere nocivo, ma in caso di denuncia potrebbe poi portare all’assoluzione del molestatore. Eleonora Tramonte Centro Studi Famiglia Fonti: https://www.stateofmind.it/stalking/ https://www.laleggepertutti.it/141272_stalking-cosa-fare
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