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Immagine del redattoreCarlo Trionfi

Sempre connessi, ma in ansia: lo spettro della FOMO

Paura di perdersi un’esperienza piacevole, un evento, un’uscita in compagnia e il conseguente sentirsi spaesati, esclusi, non arricchiti da quelle esperienze “imperdibili” che non ci permettono di stare al passo con gli altri. Avete mai sentito parlare di FOMO? 

Si tratta di un acronimo inglese - Fear of Missing Out – sempre più conosciuto e divenuto virale in seguito all’avvento dei social media e delle piattaforme di messaggistica online, che indica una forma di ansia sociale che porta le persone a temere di perdersi l’attimo, di non godere abbastanza di momenti piacevoli assieme alle altre persone, o che gli altri si divertano senza di loro e che quindi li escludano da momenti di socialità condivisa. 

Le antiche radici alla base di questo fenomeno possono essere riconosciute nel naturale e fondamentale bisogno di appartenenza che caratterizza gli esseri umani: tutti noi cioè, abbiamo un desiderio intrinseco di far parte di un gruppo e di sentirci accettati dagli altriproprio perché, istintivamente e in senso evoluzionistico, tendiamo a ricercare nei nostri simili protezione, risorse condivise e supporto sociale. La costruzione di legami affettivi inoltre garantisce la continuazione della specie e appaga le nostre esigenze emotive. 

In tempi più moderni, anche Deci e Ryan, nell’ambito della loro teoria dell’autodeterminazione, hanno sottolineato l’importanza del bisogno di relazione, cioè di costruire legami con altre persone, in cui sentirsi riconosciuti e accettati, individuandolo trai bisogni psicologici fondamentali che influenzano la motivazione e che consentono una crescita psicologica indirizzata a un miglior funzionamento personale e sociale. Il desiderio innato di essere accettati, inclusi e connessi con altre persone infatti può influenzare profondamente il comportamento, le emozioni e la salute mentale degli individui e si concretizza nella ricerca di relazioni interpersonali in cui creare forme di condivisione e nella partecipazione a gruppi sociali, a cui conformarsi per sentirsi socialmente accettati. La soddisfazione di questi aspetti comporta maggior benessere emotivo, una migliore autostima, una maggiore motivazione e una più forte identità personale. 

Nell’attualità, la possibilità di soddisfare questo bisogno di appartenenza e di creazione e mantenimento delle relazioni è stata facilitata dal sempre maggior utilizzo dei social media, che fungendo da canale di comunicazione accessibile e immediato, hanno permesso a tutti noi di rimanere in contatto costante con gli altri, azzerando le distanze fisiche e le possibili difficoltà comunicative e relazionali derivanti da un incontro faccia a faccia.

Lo scenario della pandemia ha inoltre fatto sì che i social diventassero i canali di comunicazione, informazione, aggregazione privilegiati, garantendo alle persone distanti e spaventate dall’eccezionalità di quanto stavano vivendo, di riscoprire e soddisfare i propri bisogni di appartenenza che il virus sembrava aver totalmente impedito, ma dall’altro acuendo il rischio di sviluppo di dipendenze comportamentali, rabbia, frustrazione e senso di esclusione, ansia e preoccupazione. Questo nuovo contesto sociale e mediatico ha contribuito infatti a sviluppare eccessivamente questo bisogno, a tal punto che la minima privazione di una qualsiasi comunicazione o forma di esperienza condivisa può generare, in chi ne è afflitto, una conseguente e fortissima paura di non essere inclusi e di soffrire così di ansia, stress e angoscia quando tale bisogno non viene immediatamente soddisfatto. Così la FOMO si manifesta, generando bassa autostima, impulsività, angoscia vera e propria, senso di solitudine. 

Inoltre, esporsi e confrontarsi continuamente con i modelli apparentemente perfetti costruiti sui social, può amplificare e storpiare queste sensazioni, per cui una persona può sentirsi, anche del tutto in maniera irrazionale, isolata ed esclusa da situazioni sociali in cui non viene contemplata. 

Pur non essendo ancora classificata, la FOMO è sempre più associata a disagio, stress e manifestazioni ansiose, nei giovani e non, e i pensieri intrusivi e ripetitivi, che la caratterizzano, rispetto a cosa ci si sta perdendo o quello che gli altri stanno facendo senza di noi, diventano dominanti. La dipendenza da smarphone inoltre è una delle conseguenze più riscontrabili poiché la persona ha il bisogno sfrenato di rimanere costantemente in contatto con gli altri e con quello che stanno facendo, e il telefono diviene l’unico elemento a garantire tale connessione.

La FOMO è riconosciuta cosi’ come un fenomeno complesso che riflette molte delle sfidee delle contraddizioni dell'era digitale. Comprendere le sue cause e imparare a gestirla può però migliorare significativamente il benessere emotivo e mentale di chi ne soffre. Un adeguato supporto psicologico può consentire di lavorare sulle problematiche connesse alla FOMO, contrastarne l’intrusività e ridurre i sintomi ansiosi, nell’ottica di raggiugere un miglior equilibrio nel bisogno di appartenenza e di relazione con gli altri.

Lavorare con il paziente sulla consapevolezza e sulla valorizzazione del suo momento presente attraverso l’utilizzo di tecniche di mindfulness, la limitazione dei social media e la rivalutazione delle sue priorità sono strategie utili a migliorare il benessere e alleviare i livelli di ansia che hanno un forte impatto sul funzionamento personale e sociale.



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