Il lavoro di cura richiede un delicato equilibrio tra empatia e distacco emotivo. Chi se ne occupa deve essere in grado di connettersi con la sofferenza dei pazienti senza però perdere di vista la propria integrità psicologica.
Spesso si trascura che i professionisti della salute, pur essendo altamente qualificati, sono anche esseri umani soggetti a fragilità e stress personale, che devono prestare attenzione al benessere proprio e altrui.
In Europa un lavoratore su nove è attualmente impiegato nel settore dell'assistenza sanitaria e sociale; pertanto, la salute mentale degli operatori, soprattutto in settori come la sanità, l’assistenza e l'educazione, sta diventando un tema di crescente preoccupazione.
Questi professionisti, spesso in prima linea per affrontare le esigenze degli altri, sono infatti esposti a una serie di fattori di stress che possono mettere a dura prova il loro benessere psicologico.
Le crescenti esigenze di un'utenza sempre più anziana, unite alla carenza di professionisti, stanno infatti sovraccaricando il sistema di cura, generando stress e burnout negli operatori.
Una costante esposizione a situazioni emotivamente intense incide inoltre, non solo sulla salute personale dei professionisti, ma anche sulla qualità del processo di cura.
Il rischio del burnout è molto frequente, ma bisogna alimentare la consapevolezza che esso può essere mitigato attraverso un adeguato supporto e una consapevolezza delle proprie risorse emotive.
Nell’ottica di lavorare su questi aspetti e migliorare il benessere degli operatori che si occupano della cura esistono diversi strumenti: specifici programmi di formazione consentono ad esempio di acquisire strategie per gestire lo stress e migliorare le proprie capacità di coping; anche l’adozione di tecniche di mindfulness e tecniche di rilassamento contribuiscono a migliorare la qualità della salute degli operatori; la creazione di un ambiente di lavoro positivo influisce inoltre sul clima di collaborazione, e contribuisce alla valorizzazione dei professionisti e del loro lavoro.
Di fondamentale importanza, ma spesso poco adottato, è il supporto psicologico: mettere a disposizione servizi di supporto psicologico per gli operatori che ne hanno bisogno consente infatti di migliorare il benessere psicologico, offrendo loro uno spazio protetto che consente di elaborare le esperienze traumatiche, gestire lo stress e prevenire il burnout, consentendo agli operatori di prendersi cura di sé stessi e di continuare a offrire cure di alta qualità.
Uno altro strumento molto utile e che consente al professionista di prestare attenzione a sé stesso durante il processo lavorativo è la supervisione psicologica. È importante sottolineare che essa non si non si limita all'aspetto tecnico, ma prende in considerazione anche la dimensione emotiva del lavoratore. Il supervisore offre pertanto anche uno spazio di ascolto e supporto, aiutando il terapeuta a gestire le proprie emozioni e a mantenere un sano equilibrio psicofisico.
Non dimentichiamoci che operatori più sereni e focalizzati sono in grado di offrire cure di migliore qualità, con maggiore attenzione ai bisogni dei pazienti: una maggiore qualità della cura si traduce così in una migliore relazione terapeutica e, di conseguenza, in un miglioramento del benessere psicofisico dei pazienti.
Professionisti soddisfatti e meno stressati sono più empatici e in grado di stabilire relazioni più umane con i pazienti. Un minor tasso di burnout e un maggior livello di soddisfazione lavorativa si traducono così in una riduzione dei costi legati all'assenteismo, al turnover e alla formazione del nuovo personale.
Perciò interventi sulla competenza emotiva, supporto e supervisione, oltre a interventi organizzativi specifici, vanno sempre più considerati come validi strumenti a favore dei professionisti.
La salute mentale di chi si occupa degli altri è una risorsa preziosa che va tutelata.
Investire nel loro benessere significa non solo migliorare la loro qualità di vita, ma anche garantire un'assistenza di qualità più elevata.
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