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Immagine del redattoreCarlo Trionfi

Meccanismi di difesa: definizione e descrizione

I meccanismi di difesa possono essere definiti come un modo delle persone di rispondere agli stimoli emotivi che provengono dall’esterno. All’interno del manuale diagnostico, vengono illustrati come: “una risposta psicologica automatica a eventi stressanti interni o esterni o a un conflitto emotivo”.

Il primo a concettualizzare i meccanismi è stato Freud, che definì il meccanismo di difesa come un processo inconscio utilizzato dall’Io per proteggere se stesso da un potenziale trauma. È quindi alla psicoanalisi che si deve la scoperta dei processi difensivi intesi come specifiche manovre difensive e come specifici processi psichici, generati dall’inconscio e aventi come scopo la salvaguardia del Sé.

Per Freud, il meccanismo di difesa, è alla base della psicopatologia, rappresenterebbe infatti un meccanismo patogeno. Ad oggi, i meccanismi di difesa, non vanno intesi come qualcosa di patologico in assoluto. Quest’ultimi fanno parte della personalità del soggetto e gli sono necessari per affrontare gli eventi di tutti i giorni. Possono essere considerati disadattivi, nel momento in cui il soggetto gli utilizza indistintamente, a prescindere dal contesto o dalla situazione. Sono invece adattivi quando permettono all’individuo di vivere la realtà che lo circonda con un certo grado di flessibilità ed armonia.

Si possono individuare alcune caratteristiche che definiscono e accumunano i meccanismi di difesa. Quest’ultimi sono automatici e inconsci, il soggetto gli utilizza in modo inconsapevole, senza sforzo, per gestire istinti e affetti.   

Come, sottolineato precedentemente, i meccanismi di difesa possono essere sia adattivi che disadattivi, e si possono trasformare nel tempo, sono quindi reversibili, questa loro caratteristica legittima la potenzialità curativa della psicoterapia.

Tra i meccanismi di difesa troviamo:

la rimozione è un meccanismo di difesa per cui desideri, fantasie o sentimenti inaccettabili vengono rimossi dalla coscienza

La regressione riguarda una modalità difensiva in cui il soggetto si difende da un’angoscia attraverso tecniche di gratificazione che appartengono ad uno stadio di sviluppo precedente.

La formazione reattiva si configura come la trasformazione di desideri, pensieri, comportamenti, impulsi esperiti come inaccettabili nel loro opposto.

L’isolamento dell’affetto, è la separazione del pensiero o dell’esperienza sgradevole dalla sua componente affettiva.

L’annullamento retroattivo, come suggerisce il termine stesso, è l’annullamento di pensieri, parole, gesti o azioni mettendo in atto comportamenti e pensieri del significato opposto, con valore espiatorio.

L’Introiezione riguarda un processo mentale automatico mediante il quale il soggetto acquisisce caratteristiche proprie di un’altra persona, assume tratti, qualità e aspetti propri di un altro oggetto.

La scissione è messa in atto quando gli aspetti positivi e negativi riguardanti il soggetto e le altre persone vengono tenuti separati e considerati o completamente buoni o completamente cattivi.

La sublimazione rappresenta lo spostamento di una pulsione sessuale o aggressiva verso una meta socialmente accettata e valorizzata.

L’identificazione con l’aggressore, in questo meccanismo il soggetto coinvolto si “tramuta” da colui che viene minacciato a colui che minaccia.

L’ascetismo e l’intellettualizzazione sono due difese tipiche dell’adolescenza. Tali difese proteggono dalla paura dalla forza degli istinti puberali. Nell’ascetismo il soggetto rifiuta di sperimentare i vissuti tipici del periodo e si ritira nel suo mondo interiore. Nell’intellettualizzazione gli individui si rifugia in attività intellettuali per esercitare un controllo sui contenuti affettivo – istintuali e ridurre così ansia e tensione.



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