Con il termine perfezionismo si intende l’aspirazione a raggiungere una perfezione ideale non facilmente attuabile, relativamente all’ambito lavorativo o ad altre attività. Da un punto di vista clinico, si fa riferimento alla tendenza nevrotica (generalmente di tipo ossessivo) che impedisce sovente all’individuo di portare a termine compiti anche relativamente semplici, dal momento che la sua autocritica, unitamente a uno scarso senso della realtà, spostano costantemente tale attuazione verso obiettivi ideali irraggiungibili. Tale definizione evidenzia una distinzione tra il perfezionismo normale o adattivo e il perfezionismo nevrotico o disadattivo: mentre il primo può condurre a una possibilità di miglioramento personale e a un incremento delle proprie competenze, nel secondo la paura del fallimento e del giudizio determinano un abbassamento dell’autostima e una difficoltà nel perseguimento dei proprio obiettivi.
Caratteristiche del perfezionismo
Il soggetto perfezionista presenta, solitamente, le seguenti caratteristiche:
1. Eccessiva attenzione posta alle critiche e al giudizio altrui;
2. Tendenza a focalizzarsi maggiormente sui propri errori rispetto ai propri successi;
3. Propensione a porsi degli standard elevati e non realistici;
4. Eccessivo dispiego di energie nel cercare di raggiungere suddetti standard e conseguente minor tempo ed energie disponibili da dedicare alle proprie passioni;
5. Frequente propensione a mettere in discussione le proprie capacità di riuscita;
6. Inclinazione a credere che gli altri significativi abbiano aspettative elevate nei propri confronti e conseguente paura di deluderli;
7. Costante autocritica e tendenza al pensiero tutto o nulla (o sarà un completo successo, o un totale fallimento);
8. Sovrastima dei propri errori e propensione a interpretarli come chiari indicatori di un sicuro fallimento.
9. Riluttanza a delegare compiti e a lavorare in gruppo;
10. Rigidità e inflessibilità.
Un’altra peculiarità del soggetto perfezionista riguarda il locus of control, ovvero la percezione del controllo degli eventi che ognuno possiede e che può essere attribuito a se stessi o a fattori esterni. Sembrerebbe, infatti, che il locus of control esterno sia maggiormente correlato con il perfezionismo nevrotico o disadattivo, mentre quello interno con il perfezionismo normale o adattivo.
Cosa porta, però, una persona ad essere un perfezionista?
Background del perfezionista
Stando a Skinner et al., il perfezionismo adattivo parrebbe la conseguenza di una storia personale caratterizzata da rinforzi positivi, mentre il perfezionismo disadattivo il risultato di rinforzi negativi. Nell’esperienza clinica si è constatato che il perfezionismo può avere principalmente tre cause:
1. Può derivare dell’apprendimento di regole e standard rigidi: se il/i caregiver ha/hanno agito durante l’infanzia del soggetto sulla base di standard eccessivamente elevati, proponendo regole rigide e severe che la persona ha poi interiorizzato (“Devo rispettare le regole pedissequamente ed eccellere, così come mi è stato insegnato”).
2. Può conseguire a sentimenti di inadeguatezza e incompetenza: contrariamente al punto precedente, a volte il perfezionismo può derivare da un’educazione ipercritica e svalutante; anche delle figure genitoriali invadenti, che tendono a sostituirsi al bambino nello svolgimento dei suoi compiti, però, possono instillare in quest’ultimo un senso di inadeguatezza, ostacolando lo sviluppo della sua autonomia (“Raggiungendo la perfezione, non mi sentirò più inadeguato”).
3. Può essere l’effetto di una deprivazione emotiva subita nell’infanzia da altri significativi: con deprivazione emotiva si intende una reiterata trascuratezza emotiva, affettiva e relazionale perpetuata da un individuo, in questo caso il caregiver, a danno di un altro soggetto; in tal caso, la sensazione di non essere amato e di non essere meritevole di affetto, può avere come conseguenza il perfezionismo, in quanto può essere visto come una soluzione alla mancanza di amore (“Se otterrò importanti risultati sarò amato” o “Se sono perfetto non avrò bisogno di nessuno”).
Come “combattere” il perfezionismo disadattivo
Il perfezionismo disadattivo è riscontrabile in diversi quadri psicopatologici, quali i disturbi d’ansia, la depressione, il disturbo ossessivo-compulsivo e i disturbi del comportamento alimentare. Esiste un modo per “combattere” il perfezionismo? Fondamentale per superare il bisogno di perfezione a tutti i costi è intraprendere un percorso psicologico, al fine di acquisire una maggior consapevolezza di ciò che si situa alle origini del proprio perfezionismo ed avviare, così, un percorso di cambiamento e crescita personale.
A tal proposito sarà indispensabile:
- Imparare a fissare degli obiettivi realistici e congruenti con le proprie capacità;
- Ammettere la possibilità di poter commettere errori e non viverli come indice di fallimento e incapacità;
- Sostituire l’eccessiva auto-critica con l’auto-compassione.
Conclusioni
Come abbiamo visto, il perfezionismo, di per sé, non è patologico ma lo può diventare se portato all’estremo. Le cause che possono condurre il soggetto a sviluppare tale atteggiamento sono varie, possono essere anche molto profonde e riconducibili all’infanzia e allo stile genitoriale con cui si è stati cresciuti. Ridimensionare il perfezionismo disadattivo e trasformarlo in un punto di forza è possibile e il modo migliore migliore per farlo è quello di rivolgersi ad un professionista nell’ambito psicologico.

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