Le regole: scontrarsi per crescere
Educare dal latino significa condurre fuori ed è uno dei principali compiti della famiglia e della scuola che, in quanto agenzie educative, si trovano ad imporre delle regole. Queste sono fondamentali per i ragazzi poiché rappresentano dei limiti con cui fare i conti e scontrarsi, da poter rispettare o infrangere. Per crescere, tuttavia, è necessario un margine di movimento. I giovani devono potersi muovere tra questi paletti, decidere quali fare propri, quali abbattere e che direzioni prendere. Per emanciparsi e diventare adulti consapevoli deve essere data loro la possibilità non solo di scegliere, ma anche di rischiare, sbagliare e prendersi la responsabilità delle proprie decisioni. Tutto ciò porta con sé una componente di ribellione sana, tipica dell’età adolescenziale. L’adolescente che cresce vuole sentirsi rispettato nella libertà di essere se stesso e spronato dagli adulti di riferimento a costruire la propria identità. Le regole che gli adulti di riferimento propongono agli adolescenti permettono loro di sviluppare un movimento di adesione e di ribellione ad esse. Questo movimento consente di rafforzare una competenza che permetterà agli adolescenti di affrontare la vita adulta, ovvero li mette nelle condizioni di interfacciarsi con la realtà e i problemi nel rispetto delle regole della realtà stessa. Un esempio è rappresentato dalle regole sociali: essere collaborativi e rispettosi gli uni verso gli altri è una buona norma sociale; che inizialmente deriva da una norma genitoriale e che poi è necessario venga interiorizzata dagli adolescenti stessi affinché imparino imparare a vivere serenamente in società.
Il ruolo della scuola
La scuola di oggi è stata concepita durante la Rivoluzione Industriale, in un momento in cui l’obiettivo era formare una classe dirigente che andasse in un’unica direzione, il cui pensiero fosse uniforme e non critico e divergente.Da lì, la scuola ha mantenuto un carattere omologante, in cui viene dato poco spazio all’unicità di ciascuno. Fin dalla scuola dell’infanzia ai bambini viene lasciato poco margine per esprimere la propria creatività poiché le maestre tendono ad intervenire parecchio, ad esempio modificando i disegni dei piccoli al fine di uniformarli ad uno standard. La sensazione che viene trasmessa è che ci sia un solo modo giusto di fare le cose, imposto da qualcun altro nel tentativo di avvicinarsi ad un ideale di perfezione.Anche in età adolescenziale, la scuola segue la medesima logica: nelle interrogazioni e nelle verifiche è soltanto una la risposta accettata e ritenuta corretta.Oggi questo modello di scuola appare anacronistico, non aiuta gli studenti ad affrontare l’imprevedibilità del futuro e impedisce la ricerca di soluzioni creative. Per i giovani non rappresenta un luogo in cui sentirsi ispirati ad affrontare le sfide del presente, ma un posto in cui la dimensione valutativa è predominante e si associa sempre più frequentemente ad una sintomatologia ansiosa e depressiva.
E i genitori?
Dall’altra parte abbiamo i genitori, intenti a proteggere il figlio da ogni rischio di fallimento. Questo, talvolta, invece di garantire un senso di sicurezza porta il ragazzo a non fare nulla, pur di non fallire. Di conseguenza, egli tenderà a fare propria un’immagine di sé di persona fragile, poco competente e incapace nell’affrontare la vita senza la cura costante della famiglia. I genitori stessi, in questo tentativo di protezione totale, tendono ad indebolirsi. Il risultato è una generazione di ragazzi spaventati, immobili. Questo, però, non deve intimorire gli adulti che, con la consapevolezza dei rischi sopra citati, possono cambiare prospettiva e offrire una narrazione positiva della crisi non come ostacolo insormontabile, ma come sfida difficile da cui è possibile ripartire.
L’adolescente deve percepire di avere la libertà di allontanarsi e sentirsi allo stesso tempo con le spalle coperte, sapendo di poter contare sui genitori che hanno il compito di favorire una sana separazione dalla famiglia.
È fondamentale, quindi, che i giovani vengano educati non solo al rispetto della regola, ma anche alla libertà di essere se stessi, di sperimentarsi, di fare esperienze, di sbagliare e rialzarsi, con la fiducia che ci sarà un adulto di riferimento a sostenerli e accompagnarli.
Il dottor Carlo Trionfi (Direttore Scientifico del Centro Studi Famiglia) ha approfondito questi temi nel webinar dal titolo “Ripartiamo insieme”.
Per vederlo clicca il seguente link:
Cristina Costanzi, Elisa Di Gregorio
Centro Studi Famiglia
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